
Cosa resterà degli italiani contemporanei nella storia?
Cosa resterà degli italiani contemporanei nella storia?
Quali saranno le nostre grandi opere, le nostre innovazioni, le nostre sfide vinte?
Forse, molto poche. Non perché manchino talento, coraggio o idee, ma perché viviamo in un'epoca che ci chiede di guardare solo indietro, di conservare senza toccare, di valorizzare senza creare, se non in misura quasi impercettibile.
Il mercato turistico, dominato da un'ossessione autentico-centrica, ci impone di essere i custodi di un passato che non possiamo permetterci di alterare, lasciando poco spazio alla nostra visione di futuro. Non possiamo osare come i nostri avi, non possiamo costruire ciò che sarà ammirato tra cento anni. Siamo inchiodati all'idea che il nostro unico valore sia custodire un'Italia che non esiste più, a discapito del presente e, tragicamente, del futuro.
Il Ricatto dell'Autenticità: Il Passato Come Unico Futuro Ammesso
Oggi, all'Italia non si chiede di innovare, ma di preservare. L'autenticità, come viene intesa nel contesto turistico, è diventata una trappola culturale che blocca la nostra capacità di esprimerci. È come se il nostro valore come Paese fosse limitato alla nostra storia, ai borghi medievali, alle rovine romane, alle tradizioni contadine. Siamo diventati i guardiani di un museo a cielo aperto, dove nulla deve cambiare per non turbare l'esperienza di chi viene da fuori.
Prendiamo un piccolo paese dell'entroterra della Sardegna, un luogo ricco di storia, ma anche di giovani con idee, energie e sogni per un futuro diverso. A questi luoghi non è permesso evolvere come farebbe qualsiasi altro posto del mondo: sono obbligati a mantenere un'estetica del passato, a preservare ogni pietra e ogni tradizione, anche quando queste non rispecchiano più la vita quotidiana.
Non si può costruire un'opera d'arte contemporanea accanto a una chiesa medievale, non si può pensare a un'architettura moderna che rompa l'immagine da cartolina che tanto piace ai turisti. La modernità viene vista come una minaccia, non come un'opportunità.
La Nostalgia Come Catena: Un Futuro Congelato nel Passato
La società italiana, escluso alcune rare eccezioni, è alimentata da una visione turistica autentico-centrica, che ha sviluppato una vera e propria paura del futuro. Siamo ossessionati dall'idea di perdere le tracce del passato, come se l'unico modo per tenere viva la nostra identità fosse non toccare nulla, non creare nulla di nuovo. Ironicamente, questa ossessione si rivela fatale per numerosi luoghi. Paesi, borghi e siti storici, costretti a un'immobilismo forzato, scompaiono proprio nel tentativo di preservarli.
Perché un piccolo borgo deve essere condannato a vivere come se il tempo si fosse fermato?
Perché non può modernizzarsi, innovare, cambiare il proprio volto?
La risposta è che da qualche decennio il mercato turistico ha deciso che il nostro valore è solo nella nostalgia, e che il nostro compito è quello di preservare un passato che in realtà non esiste più.
Ma a che prezzo?
La paura di alterare il passato ci sta privando del diritto di esprimere la nostra visione del presente e del futuro. Le nostre città, i nostri paesi, non sono laboratori di innovazione, ma scenari che devono rimanere congelati per soddisfare l'immaginario turistico.
Ci chiediamo perché i laboratori di artigianato siano scomparsi? La risposta sta nel fatto che agli artigiani oggi non è richiesto di innovare o di rispondere alle esigenze del mercato contemporaneo con la loro creatività. Sono invece vincolati a riprodurre oggetti che rievocano il passato, distanti dalle necessità, dalle mode e dalla visione di un'arte che guarda al futuro.
Il Mito dell'Autenticità e il Declino delle Comunità
Questa retorica autentica impone una forma di conservazione cieca, che non considera le reali esigenze delle comunità locali. I piccoli paesi, soprattutto quelli meno connessi alle grandi città, stanno morendo proprio perché obbligati a vivere nel passato. Mantenere l'aspetto "autentico" diventa un peso insostenibile, che soffoca qualsiasi tentativo di sviluppo. Non ci si può permettere di costruire qualcosa di diverso, di osare, di provare a essere altro da ciò che si è stati per secoli.
Il risultato è un declino inarrestabile: i giovani fuggono, le attività economiche muoiono, e quei borghi tanto amati dai turisti si svuotano, diventando scenografie vuote di un'epoca perduta. La nostra ossessione per l'autenticità sta uccidendo ciò che diciamo di voler salvare. Mentre il mondo cambia e guarda avanti, noi restiamo fermi, fissando le nostre rovine come fossero l'unica cosa di valore che sappiamo offrire, incapaci di esprimere qualcosa di nuovo a casa nostra.
Intanto ci stupiamo di come gli italiani riescano ancora a creare opere di valore all'estero, mentre in Italia restiamo solo nostalgici e passivi guardiani del passato. Il vero Made in Italy del futuro si farà altrove; a noi resterà solo il compito di custodire un bel tempo che non tornerà.
La Tragedia Italiana: Condannati a Valorizzare, Non a Creare
Ma i grandi italiani del passato non erano custodi, erano creatori. Hanno osato, hanno innovato, hanno infranto le regole per dare vita a qualcosa di nuovo, di diverso, di provocatorio. Noi, invece, siamo chiamati solo a valorizzare ciò che ci è stato lasciato, come se la nostra epoca non avesse nulla da aggiungere, nulla da dire. È un ricatto culturale vero e proprio, che ci costringe a vivere guardando sempre indietro, senza mai poter immaginare un nuovo Rinascimento.
Il turismo autentico-centrico, con le sue richieste di esperienze immutabili e di un'Italia da cartolina, sta impoverendo la nostra capacità di sognare. E così, mentre il mondo va avanti, noi restiamo fermi, bloccati in un passato che non ci appartiene più, che nella maggior parte dei casi non ci è nemmeno mai appartenuto realmente, ma che soprattutto non abbiamo il coraggio di abbandonare.
Ma se non siamo disposti a creare oggi, cosa resterà di noi domani?
Osiamo Immaginare un Nuovo Futuro
Se vogliamo che l'Italia torni a essere grande, dobbiamo liberarci dalla trappola dell'autenticità e avere il coraggio di innovare, cambiare e rompere le catene della nostalgia. I nostri avi sono entrati nella storia guardando avanti, non limitandosi a conservare il passato. Serve un nuovo coraggio creativo, una visione che sfidi le aspettative.
Non possiamo più essere solo i custodi di un passato immobile: abbiamo il diritto e il dovere di scrivere la nostra storia. I borghi e le città devono evolversi, l'arte e l'architettura del nostro tempo devono trovare spazio accanto a ciò che è stato. Le tradizioni devono adattarsi all'Italia di oggi. Solo così, anche noi italiani del presente potremo lasciare un segno nella storia, non solo per aver custodito il passato, ma per aver creato il futuro, con lo stile tipicamente italiano: il nostro contributo al Made In Italy.
Approfondimento:
Se il dilemma tra conservazione e progresso in Italia ti ha colpito, potresti trovare illuminante il mio recente libro "Il ricatto del turismo autentico". Quest'opera approfondisce la riflessione sull'ossessione per il passato che frena l'innovazione nel nostro paese. Esploro come il concetto di autenticità influenzi lo sviluppo delle destinazioni turistiche, analizzando le sfide che emergono nel tentativo di preservare l'identità culturale in un'epoca di rapidi cambiamenti. Il libro offre spunti preziosi per operatori del turismo, decisori politici e viaggiatori consapevoli che desiderano comprendere meglio come il turismo responsabile possa contribuire a plasmare il futuro culturale dell'Italia, bilanciando la valorizzazione del patrimonio storico con la necessità di innovare e creare.
@Articolo di Valentino Cocco
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Commenti
Argomento estremamente importsnte che si riflette nell'immobilismo sociale, antropologico e culturale
È una vera piaga del nostro tempo: chiunque cerchi di apportare un contributo e un valore aggiunto a ciò che i grandi del passato ci hanno lasciato in eredità viene visto come un nostalgico di Marinetti, tanto è forte il sentimento poco riflessivo su cosa significhi davvero preservare.